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La "Ratéra" dal 1886
Nelle foto (per gentile concessione del sig. Gianfranco Franchini) la Ratera prima dell'ampliamento
Breve cronistoria della "Ratéra":
Un gruppo di "ricamatori" (piccoli proprietari di macchine da ricamo) di Casorate che si riuniva di frequente il lunedì (giorno di "riposo", dopo aver lavorato comunemente di domenica per consegnare il lavoro il lunedì), presso un locale della famiglia Garzonio (Girà), fondò un CIRCOLO FAMILIARE da Dettoni Cesare nella "Contrada di S. Rocco e di Rüiscera" (ora Via Genova, 31). Il locale era situato al primo piano, mentre al terreno abitava la levatrice di Casorate "la sciùra Gilda". Dopo qualche anno, verso il 1922, formarono una cooperativa di soci, presero in affitto dal sig. Gerolamo Dettoni fu Carlo un capannone con pavimento di legno nel quale prima c'erano macchine da ricamo a mano che producevano stemmi militari per la Marina e l'Artiglieria. Si trovava sulla "Strada di S. Ilario" (ora Via Roma, 36), dopo di che si trasferirono cambiando il nome in CIRCOLO FAMILIARE RICREATIVO. Nel 1946 dopo la II guerra mondiale cambiarono il nome in NUOVO CIRCOLO FAMILIARE RICREATIVO. Il 1° dicembre 1954 fu acquistato dalla società diventandone proprietari, ma nel "nuovo" ambiente avvennero dei fatti strani, i soci non erano più soli, ma di tanto in tanto si aggirava qualche topo (ràtt) (forse voleva sorseggiare un buon bicchiere di vino), per questo s'incominciò a definirla come una "Ratéra" (topaia), e tanto se ne parlò che i soci e dirigenti cominciarono a chiamarla scherzosamente "Ratéra". Qualche anno dopo, un certo Iglio Rodoni (ciùñ) di Casorate Sempione, scrisse la canzúñ da la Ratéra sulle note di un motivo in voga allora, la canzone ebbe un gran successo così decisero di inciderla su disco per iniziativa del signor Vernocchi (allora presidente). Approfittando della banda musicale, al ritorno dal cimitero dopo aver accompagnato una processione, si fermarono alla "Ratéra", era una bandella ristretta di pochi suonatori affiatati. Vogliamo ricordarne i nomi perché lo meritano; Carluccio Roggiani, Antonio Bonelli, Ambrogio Dettoni, Luigi Milani, Pasquale Tonetti, Gianluigi Garzonio, Adriano Chiaravalle, Erminio Puricelli e qualche altro. C'era anche un coretto di soci e non, di cui cito qualche nome: Ermanno Chiaravalle, Gasparino Boschetti, Mario Porrini e altri.
Con tale registrazione incisero solo poche copie e, con il passare degli anni, di queste sembra non esserci più traccia. Col passare degli anni i clienti aumentarono al punto che decisero per un ampliamento. Nel 1958 fu affidato l'incarico alla ditta Canesi & Silvestri di Somma Lombardo di eseguire i lavori. Finalmente i consiglieri e i gestori non dovettero più uscire dal Circolo per andare in cantina tramite una scala che scendeva sotto terra verso la via Roma e finiva in una cantina di proprietà dell’ex Posteria ora THE OLD CAFE'. Dal 1886 c'è né passato "di vino" sotto i ponti, ma nonostante tutte le diatribe e avversità della vita, la "Ratéra" è ancora viva e vegeta.
La pergamena a ricordo del 100° e 125° anno di fondazione
La pergamena di sinistra a ricordo (questa è la mia), opera del prof. C. Parolo, consegnata a tutti i rappresentanti di club o associazioni varie, in occasione del centenario della Ratera, durante il pranzo offerto dalla Società «La Ratera», tenutosi il 25 maggio 1986 presso la sede. Quella di destra e del 125° anno di fondazione consegnata a tutti i soci con una bottiglia di vino etichettata con la stessa pergamena il giorno 15 maggio 2011.
I quattro topi sul cancello della "Ratéra" (cronistoria)
Se passate in Via Roma, 36 noterete che sul cancello della Società Cooperativa Nuovo Circolo Ricreativo Familiare Casorate Sempione, soprannominata "ratéra" ci sono 4 topi posizionati sul cancello d'ingresso, qualcuno si sarà chiesto qual è il rapporto tra i topi e la definizione di "ratéra", ecco qui spiegata la ragione. Dopo qualche anno dall'acquisto del vecchio capannone in cui c'era una macchina da ricamo, poi trasformato in "circolo", c'era il pavimento di legno e si raccontava già che qualche topo s'intravedeva ogni tanto passare furtivamente. Quando fu deciso di abbattere il vecchio stabile per una nuova costruzione più capiente, successe un fatto per il quale si aggiudicò il soprannome di "ratéra" e il compianto Iglio Rodoni ne fece una canzone: "La canzúñ da la ratéra" di cui si fecero 6 dischi (quelli a 78 giri). Quando iniziarono la demolizione del vecchio stabile, per prima cosa sollevarono le tavole del pavimento in legno, uscirono una marea di topi che si annidavano da anni, la notizia si sparse in un attimo in tutto il paese e da quel momento fu da tutti i casoratesi e non chiamato "ul circúl da la ratéra".
Chi è l'artefice di quest'opera d'arte?
I topi che postano sul cancello della "ratéra" è stata un'idea del sig. Luigi Parolo (Cleri) e per sua iniziativa si realizzò quest'opera. Avendo brevettato un truschini tracciatore (che gli ha reso qualche soldino), decise di far applicare (all'epoca 1958 era cassiere) sul cancello d'ingresso (quàtar ràt) 4 topi simili a veri. Per mezzo del suo truschino brevettato fece il disegno con le misure precise di un topolino in scala reale, quando il progetto fu terminato lo passò al compianto Mario Brambilla (scultore in legno molto noto in Casorate e paesi limitrofi per le sue sculture lignee), il quale, con le misure alla mano, scolpì un topo di legno. Fu poi portato alla fonderia Terzi dove fusero i quattro topi in alluminio, furono poi fissati sul cancello d'ingresso. Oggi anno 2010 sono ancora in bella vista a simboleggiare quella tradizione che dura oramai da più di un secolo.
Foto innaugurazione nuova "ratéra" anno 1958
Il giorno dell'innaugurazione della nuova "ratéra" con la ristrutturazione del vecchio capannone
dove ora c'è il ristorante pizzeria (foto per gentile concessione sig. Luigi Parolo).
Qui sotto le parole della "La canzúñ da la Ratéra" (composizione di Iglio Rodoni)
Spedizione tiþinàsc
tradizione rispettata
La foto sopra, per gentile concessione del signor Mario Chiaravalle (sul carro, con gli occhiali da sole e senza cappello), ritrae una simpatica rappresentazione di alcuni amici (qualcuno oramai scomparso) che per l'occasione hanno voluto ritornare alle origini, chi per rivivere una vecchia esperienza in uso molti anni fa, e chi (i più giovani) per provare una tradizione del passato.
Spedizione Tiþinàsc (vecchie tradizioni)
Quando ancora non c'era l'acqua nella maggior parte delle case di Casorate, le donne andavano a fare il bucato al pubblico lavatoio comunale (vedi foto al capitolo Toponomastica paragrafo funtàna), che si trovava in piazza Cadorna nella Contrada del Marchino (ora Via Venezia).
Per il grande bucato si andava con "la caréta" (un carro addobbato con sedie di paglia, sgabelli o panche) al fiume; era un pretesto per fare una scampagnata in compagnia di amici e parenti al Tiþinàsc (fiume Ticino). Questo avveniva in estate o durante "i féri" (i giorni di ferie retribuiti) e quando c'era una bella giornata. Si portava la brénta (mastello), il sidèl (secchio), ul saúñ (il sapone), qualcuno usava anche la scéndra (la cenere del carbone o della legna), l'acqua di pàgn (la candeggina) e, dopo aver lavato i panni, si stendevano ad asciugare su delle corde (quelle che usavano per legare il fieno sul carro), oppure stendevano le redini del cavallo.
Per il mangiare si portava la marmìta (grossa pentola per cucinare "il rancio"), in cui mettevano patate, cipolle, sedano e verdure varie; si mettevano dei grossi sassi in cerchio per appoggiarvi la marmìta e sotto si accendeva il fuoco per la cottura. Alcuni portavano la bièla (insalatiera), dove si facevano delle vere insalate con verdure del nostro orto (non quelle di oggi che sembrano di plastica) con scigóll (cipolle), cücümar (cetrioli), tumàtis (pomodori), peverúñ (peperoni), sèlars (sedano), carótul (carote), àj (aglio), pévar (pepe), sàa (sale), óli e aþée (olio e aceto) e chissà che altro ancora; altri si accontentavano di mangiare la róba sücia (tipo i panini ecc., non brodosa).
Da bere si portavano il pisarèll: un vino di pochi gradi, tipo il fragolino, che producevano tutti i possessori di vigna; quasi tutti i contadini si pigiavano l'uva facendosi il vino annualmente. Chi come me non aveva la vigna, lo comperava al "circolo" dove pigiavano l'uva che arrivava dalla Puglia (alla "Ratéra" lo chiamvano appunto "Puglia végia").
La giornata si passava in allegria: al mattino le donne facevano il bucato, altre preparavano il "rancio", i mariti stendevano le corde per appendere il bucato, preparavano la legna e i sassi per il fuoco, lavavano il cavallo e altre faccenduole per tirare l'ora di pranzo. Al pomeriggio, chi nuotava, chi "beveva" giocando a carte, e chi si addormentava al sole (magari dopo qualche bicchiere di troppo) prendendo la "tintarella" e facendosi arrossare la pelle. Poi, alla sera, tutti contenti e soddisfatti per la bella giornata trascorsa in compagnia, si ritornava verso il paese, tutti assieme formando una carovana e pensando alla dura giornata di lavoro nei campi che li attendeva il giorno successivo.
IL 13 gennaio S. Ilario patrono di Casorate Sempione (vecchie tradizioni)
Una vecchia usanza dei ragazzi al 13 di gennaio giorno di S. Ilario patrono di Casorate. Nelle campagne attorno alla chiesa di S. Ilario, vi erano sempre delle cataste di "margàsc", stocco (fusto delle piante di mais o granoturco) che i contadini, in attesa della primavera li lasciavano accatastati per poi interrarli nei solchi dell'aratro come concime, noi ragazzi (racconta il sig. Luigi Parolo) ci divertivamo ad incendiarli, facendo dei gran falò in mezzo alla campagna innevata.
"PER IL MONTE E CONTRO L'ALCOOL"
U.O.E.I.
Unione Operaia Escursionisti Italiani
Sezione di Casorate Sempione
Breve cronistoria:
La Sezione dell' U. O. E. I. di Casorate Sempione sorse per iniziativa di alcuni soci della sezione di Legnano, iniziativa che trovò entusiastici sostenitori in alcuni giovani e volonterosi Casoratesi, i quali messisi senza indugio all'opera riuscirono, in pochi giorni, a raccogliere un buon numero di aderenti. La Sezione di Casorate Sempione risultò così costituita verso i primi di aprile 1914, ed il 19 dello stesso mese veniva ufficialmente inaugurata al Monte Nudo sul quale erano saliti con altri soci a fraterno convegno circa 200 soci Uoeini. La Sezione di Casorate contava allora 45 soci, numero discreto messo in confronto ai 2000 abitanti del paese nel 1914. Il consiglio direttivo era così composto:
Oreste Milani — presidente, Lino Mazzetti — vice-presidente, Luigi Sella — segretario, Dettoni Francesco fu Daniele, Demolli Battista — consiglieri, Giannino Porrini, Vittorio Puricelli — revisori.
Nella foto (per gentile concessione del signor Luigi Salmini) i fondatori.
La cartolina è stata disegnata dal pittore Casoratese Luigi Roggiani a ricordo della inaugurazione del vessillo, si può notare la scalinata della chiesa senza l'arco, la chiesa non ancora ampliata e il campanile della chiesa con un solo orologio rivolto a sud verso la piazza V. Emanuele III°(vedi foto al capitolo: Toponomastica al paragrafo: "piàza").
L’onestà di Luigi Roggiani:
ROGGIANI Luigi * PITT/DEC
Vizzola Ticino 13/10/1896 - Casorate Sempione 4/5/1968
Sue le decorazioni nella chiesa di sant'Ilario a Casorate Sempione, nelle chiese di Mercallo e Mezzana. Notevoli i suoi quadri con scorci di Casorate. Fu anche restauratore e decoratore, (decorò la chiesa B.V.A. nel 1930) . Di notevole importanza la Via Crucis nella chiesa di Beata Vergine Assunta di Casorate Sempione. Quando dipinse la Via Crucis (ancora esposta), ebbe l’onestà di non firmarla perché disse che l’aveva copiata. Lui era un po’ restio nel fare un’opera così importante, anni 1915/1920, ma il curato di allora don Luigi Mariani insistette e lui “ubbidì”.
Raccontatomi dalla figlia Anna il 13-07-2015 mentre mi firmava la liberatoria per l’uso di una sua opera: Vessillo degli “U.O.E.I.” come “logo”.
DECALOGO DELL'UOEINO
PRIMO COMPLESSO DI CASORATE SEMPIONE: "THE LADIBIRDS"
Ora ci sono rimasti: "ACOUSTIC FX"